Già a soli pochi chilometri da Gricignano, tutto questo non si sa. Poche mosche bianche, illuminati amministratori che hanno a cuore il bene comune, applicano tecniche e metodi disponibili ed accessibili oggi per trattare in maniera corretta i materiali. Che bisogno c'è di bruciare... ci dicono "per recuperarne energia!". Ma quanta energia viene recuperata dal NON dover "ri"produrre tutti quei materiali recuperati? Vi siete mai chiesti quanta energia ci vuole per produrre dal nulla qualche chilogrammo di plastica, o di alluminio, o carta? Il bilancio puramente energetico è tutto a sfavore dell'incenerimento dei rifiuti (che, paradosso nel paradosso, richiede quantità di energia altissime per "produrre" energia: oppure pensate che i rifiuti si inceneriscono senza ALTRI ausili chimico/energetici?). Il bilancio di realtà come questa di Gricignano, piuttosto che Vedelago o Capannori, ed altre "mosche bianche" tutte nostrane, è sempre positivo. Efficienza e risparmio dell'energia in primis, recupero e riutilizzo dei materiali... Non ci vuole poi molto, decimi di risorse e tempi rispetto ad impianti costosissimi. Migliore qualità della vita per tutti, occasioni di profitto ed occupazione, salute ed economicità della cosa. Mettete nei vostri comuni amministratori 'seri' che propongono questi programmi e non gli accordi con la grande industria e i pochi potenti... gli accordi devono essere con voi e per voi. Rifletti Italia.
venerdì 27 giugno 2008
Differenziamo la Plastica, carta e alluminio!!
mercoledì 25 giugno 2008
Gestione dei rifiuti: TMB, alternativa ecologica agli inceneritori.
Prendo spunto dal sito si Ariano Irpino per cercare di conoscere più a fondo sistemi alternati alle discariche e agli inceneritori.
Di che si tratta? Sono i famosi TMB trattamenti meccanico biologici.
La tecnologia ArrowBio è un brevetto registrato per il trattamento dei rifiuti solidi urbani. Esistono altri sistemi similari che affronterò prossimamente (ad esempio il sistema THOR realizzato dal nostro CNR in Sicilia).
Primo aspetto positivo, soprattutto in un paese pigro come il nostro, è che il processo ArrowBio tratta rifiuti indifferenziati. Questo procedimento consente, ad ogni modo, di recuperare gran parte dei materiali riciclabili come i metalli ferrosi e non ferrosi, la plastica (HDPE, PET e pellicola) e il vetro. Permette inoltre di produrre fertilizzanti e Biogas che è una fonte di energia alternativa pulita, utilizzabile per il trasporto o per la produzione di energia elettrica o termica.
Mentre, per il trattamento dei rifiuti, le discariche utilizzano la terra e i termovalorizzatori (o inceneritori) il fuoco, il concetto assolutamente innovativo del processo ArrowBio, è che utilizza l’acqua .
Ci si è posti il quesito: i rifiuti solidi urbani contengono, per loro natura, una grande quantità d’acqua, cosa ne facciamo? Utilizziamola per trattare e separare i rifiuti stessi! Non a caso il primo impianto ArrowBio è stato costruito a Tel Aviv, dove l’acqua è molto preziosa e gli israeliani sanno come ottimizzarne l’uso.
Quali sono i vantaggi derivanti dall’utilizzo dell’acqua?
Una delle sue più note proprietà è che permette di separare facilmente gli elementi leggeri (che galleggiano) da quelli pesanti (che vanno a fondo). Tenere i rifiuti in acqua consente di ridurre sensibilmente, o tenere sotto controllo, l’emissione di polveri nocive e i cattivi odori. Grazie alla separazione in acqua, la produzione di compost pulito (cioè con meno contaminanti) avviene molto più facilmente e l’acqua è l’elemento base per la produzione di Biogas di ottima qualità (con elevato contenuto di metano) mediante digestione anaerobica (cioè con batteri che operano in assenza di ossigeno). Inoltre, visto che i rifiuti hanno un alto contenuto di umidità, quando si è a regime, il sistema non ha più bisogno di prelevare acqua dall’esterno.
Il Processo
Proviamo a descrivere, in linea di massima, come si sviluppa il procedimento. C’è una prima fase di preparazione e separazione idromeccanica dei rifiuti. Il contenuto dei camion viene scaricato in una grande vasca piena d’acqua. Per gravità avviene la prima grande separazione: i materiali inorganici (metalli, vetro e altri inerti) hanno generalmente un peso specifico maggiore dell’acqua e pertanto vanno a fondo. Le plastiche e i materiali organici biodegradabili, invece, tendono a galleggiare o a rimanere in sospensione.
I materiali inorganici, pertanto, vengono inviati ad una linea del processo che si occupa dell’ulteriore separazione in materiali ferrosi (quelli che si attaccano ad una calamita), metalli non ferrosi (quelli che vengono separati tramite correnti indotte) e vetro.
Le plastiche e i materiali organici biodegradabili vengono a loro volta separati, alcuni per dimensioni, altri manualmente e, quelli molto leggeri come le buste di plastica, mediante separatori ad aria. Tutto il rimanente è composto quasi esclusivamente da materiale organico biodegradabile, pertanto viene triturato, frantumato idraulicamente e filtrato. La terriccio che ne risulta viene immerso nuovamente in acqua per separare ancora una volta le componenti metalliche e vetrose rimanenti (pesanti) da quelle biologiche (leggere).
La soluzione organica acquosa ottenuta (minestrone biologico) viene così inviata a due successivi contenitori che, tramite processi naturali di fermentazione anaerobica (acetogenico e metanogenico) a temperatura ambiente, digeriscono la brodaglia producendo biogas e fango biologico. Il biogas è utilizzato per la produzione di energia elettrica e calore, mentre il fango biologico viene disidratato e venduto come concime.
I residui di tutto questo processo ammontano a circa il 20% (dipende dal tipo di rifiuti introdotti), che possono essere inviati a discarica o inceneritore (ma sono inerti e quindi non pericolosi) o ancora verso impianti specializzati, per una ulteriore separazione (ce n’è uno molto buono in Veneto).
Insomma come disse Antoine Lavoisier, “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.
Attualmente è già operante (da 5 anni) l’impianto di Tel Aviv (Israele) da 40.000 t/anno, mentre sono in fase di completamento quelli di Falkirk (Scozia) da 70.000 t, Pachuca (Messico) da 180.000 t e Sidney (Australia) da 90.000 t.
I vantaggi
E’ lecito affermare che i vantaggi di questo processo sono innumerevoli.
Malgrado non sia necessario differenziare a monte, questo metodo consente di recuperare l’80-90% dei materiali riciclabili (95% dei metalli ferrosi, 85% dei metalli non ferrosi, 85% della plastica, il 90% del vetro).
Produce Biogas, essenzialmente metano, utile per ottenere energia elettrica (per alimentare lo stesso impianto, ad esempio) o come carburante pulito per il trasporto pubblico al posto dei carburanti fossili altamente inquinanti.
Non produce cattivi odori, né microparticelle, né diossina, né alcun tipo di elemento inquinante per l’aria, l’acqua e il suolo.
La percentuale di residuo è bassa (<>
Passiamo ai costi
I costi rispetto ad altri metodi sono senz’altro inferiori (solo il deposito in discarica è più economico… ma è inutile sottolinearne il differente rapporto costo/efficacia). Del resto, se scozzesi ed ebrei sono stati i primi ad utilizzare questo metodo… ci sarà un motivo!
Da questo grafico si può notare come il processo ArrowBio si inserisce tra gli altri metodi di trattamento dei rifiuti solidi urbani. E’ senz’altro il metodo che produce di più e inquina di meno, con costi medi sufficientemente bassi.
Per quantificare i costi ho dato uno sguardo all’analisi effettuata dall’Agenzia per l’Ambiente della Gran Bretagna, che per i suoi conti si è basata sull’impianto di Tel Aviv. Per un impianto di tipo ArrowBio da 75.000 t/anno (circa 10 volte l’esigenza della città di Ariano o pari a circa la metà dell’esigenza dell’intera provincia di Avellino), il costo dell’impianto è di circa 15 milioni di Euro. Considerando un periodo di ammortamento di 15 anni, ogni tonnellata di rifiuti in ingresso costa circa 40 Euro, ma produce una ricchezza (materiali riciclati + Biogas + fertilizzanti) pari a 25 Euro, cioè in pratica con questo sistema smaltire una tonnellata di rifiuti costa “solo” 15 Euro. Tanto per fare un raffronto mandare i rifiuti all’inceneritore costa 90 Euro a tonnellata e per quanto possa essere fatto bene ci sarà sempre una percentuale di ceneri e microparticelle tossiche prodotte. Questo è soltanto uno dei possibili sistemi che risolverebbero per sempre il problema dei rifiuti. Chi ha il coraggio di dire che sono solo fandonie e che invece bisogna continuare ad arricchire politici corrotti e la solita Camorra, a inquinare le falde acquifere e l’aria che respiriamo, tutto a spese del denaro delle nostre tasche e della salute dei nostri figli?
lunedì 23 giugno 2008
Gestione dei rifiuti a Rovato.
Prima di tutto dobbiamo chiederci: perché si fa la raccolta differenziata?
1- Perché rispetto ai decenni scorsi stiamo producendo esorbitanti quantità di rifiuti e spesso non per colpa nostra. Le case produttrici dei prodotti di uso quotidiano continuano ad usare plastica, imballaggi, materiali misti non riciclabili di ogni genere. Questi rifiuti sono troppi e creano problemi.
2- Perché non si sa dove metterli. Nelle discariche?sono già un’infinità, creano inquinamento, deturpano il territorio, sono mal tollerate dalla gente, arricchiscono gli imprenditori del settore e come nel sud incrementano il business delle ecomafie.
3- Perché non si sa dove metterli. Negli inceneritori? Gli inceneritori secondo studi recentemente pubblicati producono nano polveri PM2,5 altamente tumorali. Inquinano in maniera spropositata l’aria. Producono ceneri di scarto altamente tossiche e difficilmente smaltibili con costi altissimi. Incentivano la produzione di rifiuti per far guadagnare, ricordo che gli inceneritori stanno in piedi solo con i contributi statali. Inoltre studi scientifici dimostrano l’incremento di patologie tumorali del 20 per cento nelle zone limitrofe.
La soluzione è secondo me la seguente, niente discariche e niente inceneritori usiamo altri metodi che creano vantaggi per tutti e non solo per pochi. Ma chissà perché il bene e la salute dei cittadini non la vuole nessuno…:
- raccolta differenziata porta a porta al 70%, va bene quella di co.ge.me ma non basta e va migliorata per vari aspetti che approfondirò. Le materie prime sono una risorsa.
- Produrre meno rifiuti: prodotti sfusi, meno imballaggi, saper scegliere cosa si prende al supermercato.
- RIUTILIZZO. A modello dei Paesi del nord Europa, in cui si riporta al supermercato la bottiglia vuota e te la pagano ridandoti i soldi.
- TMB trattamenti meccanico biologico a freddo che completano il riciclo, non inceneriscono, recuperano le materie prime a modello il Centro Riciclo Vedelago che è ben tollerato dalla gente. Più guadagni per tutti soprattutto la salute per i cittadini. La parte non riciclabile può essere trattata senza bruciarla con in impianti di bioessicazione. (http://it.youtube.com/watch?v=_8Exk25viow&feature=related)
A MIO PARERE, FARE LA RACCOLTA DIFFERENZIATA E POI BRUCIARE TUTTO QUANTO RECILANTO NEGLI INCENERITORI VANIFICANDO LA FATICA DEL RECICLO SOLO PER FAR GUADAGNARE LE MUNICIPALIZZATE è UN PRESA PER IL C..O A SCAPITO DEI CITTADINI!
Se ciò fosse vero invito ogni cittadino a protestare per le speculazioni a danno della propria salute.
domenica 22 giugno 2008
Ghedi nucleare...

L'allarmante rapporto riservato dell'Air Force degli Stati Uniti è stato divulgato, sul proprio sito, dalla Federazione degli scienziati americani (Fas). E rivela problemi di sicurezza "molto maggiori nel Vecchio Continente di quanto si conoscesse fino ad ora".
I siti militari di cui parla l'indagine, ordinata dopo che lo scorso agosto 6 ordigni atomici vennero imbarcati per errore in un B52 che sorvolò tutti gli Stati Uniti, sono quelli in cui sono custodite le testate nucleari. Queste, si trovano in basi europee controllate dagli Usa (come accade per Aviano, in provincia di Pordenone), ma alcune sono custodite in strutture nazionali (Ghedi Torre) dove sono però materialmente controllate da unità specializzate Usa (Munition Support Squadron).
Il rapporto dell'Air Force americana, parzialmente declassificato, suscita apprensione. Non c'è nessuna cifra ufficiale, ma in Europa ci sarebbero almeno 350 bombe atomiche americane nelle basi Nato dislocate tra Belgio, Olanda, Turchia, Italia, Gran Bretagna e Germania. "Quelle messe sotto accusa - spiega la Federazione degli Scienziati statunitensi - sarebbero la maggior parte di queste". Tra quelle segnalate c'è sicuramente Ghedi di Torre e la tedesca Buechel. Ma ci sono sospetti anche sulle basi di Kleine Brogel (Belgio) e Volkel (Olanda).
Il dipartimento della Difesa americano ha accertato "problemi agli edifici di supporto, alle recinzioni dei depositi, all'illuminazione e ai sistemi di sicurezza". Inoltre, "a guardia delle basi - rivela il rapporto - vengono impiegati soldati di leva con pochi mesi di addestramento".
Nel nostro Paese ci sono una novantina di testate nucleari dislocate tra Ghedi di Torre e Aviano. In queste due basi ci sarebbero tre tipi di ordigni chiamati in gergo "B61-3", "B61-4" e "B61-10", con una potenza complessiva pari a 900 la bomba di Hiroshima. Se esplodessero tutte insieme, sarebbero capaci di cancellare metà dell'Italia. L'ispezione condotta di recente in Italia dal comandate dell'aeronautica Usa in Europa, il generale Roger Brady, avrebbe convinto gli americani a smobilitare proprio la base di Ghedi e a trasferire, in futuro, gli ordigni atomici ad Aviano.
"Ora si indica che nella base del mio centro ci sono bombe atomiche - attacca la sindaca di Ghedi di Torre, Anna Maria Guarneri -. Con il collega di Aviano siamo stati tra i primi firmatari a favore della denuclearizzazione delle città italiane". Il ministro della Difesa non commenta. Mentre interviene sulla bocciatura da parte del Tar del progetto di ampliamento della base Usa a Vicenza. "Questa decisione non ci turba - spiega Ignazio La Russa - . Abbiamo dato mandato all'Avvocatura di fare ricorso al Consiglio di Stato. Gli impegni con gli alleati saranno mantenuti".
sabato 21 giugno 2008
Energia e nucleare
In Italia si torna a parlare di nucleare. Per capirne di più siamo andati a raccogliere il pensiero del Prof. Stefano Montanari.
lunedì 16 giugno 2008
giovedì 12 giugno 2008
Jeremy Rifkin, l'energia fai-da-te: così ci salveremo dal nucleare
Le centrali sono una "soluzione di retroguardia" e non risolveranno il problema
Dopo l'incidente di Krsko il guru dell'economia all'idrogeno spiega perché l'Italia sbaglia
di RICCARDO STAGLIANÒ
domenica 8 giugno 2008
Alternative intelligenti agli inceneritori? Moltissime!!
Il trattamento meccanico biologico dei rifiuti (MTB) è una tecnologia per la gestione a freddo dei rifiuti indifferenziati. Tali impianti separano in vari flussi (metalli, plastica, vetro...) il residuo delle raccolte diferenziate, La componente organica separata dal residuo inorganico viene ulteriormente separata e destinata in parte al compostaggio (il compost risultante puo' essere utilizzato per riempimenti, sottofondi e opere di copertura di discariche) e in parte alla digestione anaerobica per produrre biogas (impiegato come combustibile). La frazione residua da mettere in discarica al termine del processo è attualmente stimabile in un 9% di tutti gli RSU, tale frazione pero' è inerte e dieci volte meno inquinante del caso degli RSU non trattati nelle discariche tradizionali.
Le fasi di funzionamento del trattamento a freddo meccanico biologico MTB
1. Separazione meccanica dei diversi flussi tramite vagliatura. Ciò che rimane sopra il vaglio (chiamato sopravaglio) è costituito principalmente da materiale inorganico recuperabile (vetro, plastica, metalli, tessuti,...). Ciò che filtra sotto il vaglio (sottovaglio) è sostanzialmente rifiuto organico.
2. Recupero dei materiali. Sfruttando la differente densità dei materiali si adottano mezzi meccanici diversi per separare completamente i materiali del sopravaglio e avviarli all’industria del riciclaggio. Sarebbe molto utile che all’interno dell’area dell’impianto TMB vi siano anche impianti per il riciclaggio, che in Italia non sono così sviluppati e che permetterebbero ingenti guadagni, come avviene all’estero.
3. Percolazione. Il sottovaglio, costituito da rifiuti organici è composto da una parte solida e da una liquida. Il percolatore separa le due frazioni in modo che la parte solida sia mandata al gruppo di compostaggio, mentre quella liquida viene immessa nel digestore anaerobico (cioè funziona in assenza di ossigeno) per produrre biogas.
4. Compostaggio. I rifiuti organici solidi sono digeriti da microorganismi aerobi (cioè lavorano in presenza di ossigeno) per produrre un humus fertile adatto per il ricoprimento delle discariche (che permette di far sì che il carbonio della parte organica dei rifiuti della discarica sia sequestrato dal terreno, riducendo la formazione di gas serra come metano e anidride carbonica). Il compost non può attualmente essere usato in campo agricolo - a differenza del caso di impianto di compostaggio dedicati solo ai rifiuti organici- perché questo compost è contaminato da altre sostanze dei rifiuti solidi urbani.
5. Digestione anaerobica. In un grosso reattore la parte liquida dei rifiuti organici è degradata da batteri anaeobi in modo accelerato, al fine di produrre biogas. Questo viene poi filtrato e depurato per recuperare il metano in esso contenuto (fino a un 70%) e venderlo o come combustibile o come gas da cucina (e così risolviamo in parte il problema del gas).
6. Centro di ricerca. Un centro in cui si studiano i limiti dell’impianto nel recuperare i materiali e il modo in cui questi sono progettati. Il fine è indicare ai produttori la via migliore per riprogettare i prodotti in modo che siano riciclabili al 100% e trovare soluzioni migliori per migliorare l’impianto stesso per recuperare il più possibile. (fonte: globalproject.info)
sabato 7 giugno 2008
Oggi marcia per il clima: siete pronti?
Segue il funky pic nic e la marcia. Sul palco si alterneranno Frankie Hi Nrg e Bunna degli Africa Unite. E per chi ne volesse sapere di più può visitare gli stand sulle aree tematiche: acqua, energia, mobilità. A disposizione anche un corso per autocostruzione di pannelli solari termici, a cura di Rast (Rete per l’autocostruzione del solare termico). Per strada l’animazione è affidata ai Freakclown.
Se invece siete dei marciatori virtuali perché non riuscite ad andare a Milano e volete intraprendere la strada della virtù potete aderire nei fatti con pochi ma efficaci impegni:
-Sostituire almeno due lampadine da 100 W a incandescenza con le equivalenti da 20 W a basso consumo
-Aumentare del 10% la raccolta differenziata
-Rinunciare all’automobile almeno una volta alla settimana
-Effettuare due cicli di lavatrice a settimana a 40 gradi anziche’ a 90 gradi
-Spegnere sempre lo stand-by di un apparecchio elettronico
-Abbassare la temperatura di casa da 21 a 20 gradi centigradi
giovedì 5 giugno 2008
Fuga in centrale nucleare slovena L'Europa rivive l'incubo di Cernobyl

La Ue lancia l'allerta per tutta Europa, dopo qualche ora l'allarme rientra

Anagrafe Nato a Imperia il 15 gennaio 1948.
Curriculum Laurea in Giurisprudenza nel 2000; funzionario pubblico all’Inadel; consigliere comunale e poi sindaco Dc di Imperia; in Forza Italia e in Parlamento dal 1996, ministro dell’Interno e poi dell’Attuazione del programma nel governo Berlusconi-2; coordinatore del partito prima di Bondi e infine presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco); 3 legislature (1996, 2001, 2006).
Soprannome Sciaboletta.
Segni particolari Nel 1995 dice di Forza Italia, alleata con An: «Sono solo dei fascistelli». L’anno seguente cambia idea e si candida con i fascistelli. Per diventare ministro, nel 2001, si laurea in tutta fretta alla veneranda età di cinquantatré anni.
Fedina penale È il primo ministro dell’Interno della storia d’Italia ad aver conosciuto le patrie galere: non per le solite visite umanitarie, ma per esservi stato detenuto per quasi 3 mesi. La sua famiglia superdemocristiana ha regalato a Imperia tre sindaci: il padre Ferdinando (costretto a dimettersi negli anni Cinquanta perché sospettato di aver favorito il cognato per un posto di primario nel locale ospedale), il figlio Alessandro, e infine lui, Claudio, nel 1982. L’anno seguente, però, è già in manette. Arrestato dai carabinieri il 12 dicembre 1983, per ordine dei giudici milanesi (pm Davigo, Di Maggio e Carnevali, giudice istruttori Arbasino e Riva Crugnola) che indagano sullo scandalo dei casinò: una storiaccia di clan mafiosi siciliani che han messo le mani sulle case da gioco di Sanremo e Campione d’Italia, accordandosi con i politici locali.
Scajola è accusato di essersi incontrato in Svizzera con il sindaco di Sanremo e il conte Borletti – che aspirava al controllo del casinò sanremese – e di avergli chiesto alcune decine di milioni (una cinquantina, pare, dell’epoca), a titolo di «rimborso spese» per l’impegno profuso dai politici di Imperia e Sanremo. L’accusa è di tentata concussione: 70 giorni a San Vittore. Ma alla fine, dopo un lungo e accidentato processo, nel 1990 viene assolto. Non perché i fatti non siano realmente accaduti. «Ma perché – spiegherà il fratello Alessandro, anche lui deputato forzista – Claudio fece quel viaggio su incarico del partito». L’accusa, insomma, non riesce a dimostrare che quel denaro l’avesse chiesto per sé, anziché per il collega sanremese.
Assenze 253 su 4875 (5,2%) missioni 4557 su 4875 (93,5%).
Frase celebre «Fatevi dire da Maroni se Marco Biagi era una figura centrale. Era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza» («Corriere della Sera», 30 giugno 2002).
«Potrebbe esserci un combinato disposto tra la vicenda Sme e il caso Telekom Serbia. Dopo quanto sta emergendo [dalle dichiarazioni di Igor Marini su Prodi, Fassino e Dini, nda], l’atteggiamento di molti potrebbe essere mutato. Alla fine l’immunità parlamentare potrebbe essere uno strumento più utile ad altri che a Berlusconi (…) Sono discorsi delicati, ma purtroppo l’Italia rischia di tornare indietro di dieci anni e, come si dice, à la guerre comme à la guerre…» (20 maggio 2003).